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L’AQUILA – La prima giornata della storica kermesse di Atreju si è aperta con un panel dedicato alle origini di una manifestazione che, dagli albori della prima edizione del 1998 a Colle Oppio, ha attraversato decenni di trasformazioni della destra italiana. Oggi, con Fratelli d’Italia saldamente al governo, Atreju è diventata una manifestazione di riferimento per l’intero panorama politico nazionale, e non solo. Se un tempo partecipare poteva creare imbarazzi, oggi in tanti, anche a sinistra, sperano in un invito. Un po’ come accadeva con il meeting di Rimini dei ciellini, amati e odiati alleati della destra sociale negli anni universitari.
Ad aprire l’edizione di quest’anno è stato Fausto Bertinotti, ospite emblematico per sottolineare il dialogo tra mondi distanti, uno dei temi ricorrenti della manifestazione.
Subito dopo, è stato il momento di fare chiarezza e mettere qualche puntino sulle “i”. Dopo il taglio del nastro, infatti, si è tenuto il panel che ha fissato nella memoria per tutti e, forse soprattutto per i tanti meloniani dell’ultima ora, la storia di Giorgia e dei suoi.
Le radici di Atreju: da Colle Oppio al governo
Il panel ha ripercorso le tappe fondamentali di Atreju, nato nel 1998 come punto di ritrovo per i giovani della destra sociale e identitaria, allora organizzati intorno alla giovanile di Alleanza Nazionale, Azione Giovani. Proprio questa struttura ha rappresentato il nucleo originario del melonismo, costruito attraverso cultura militante e organizzativa. Diversi relatori, tra aneddoti e testimonianze, hanno riportato alla luce quegli anni di fermento della “nuova destra,” un momento fondativo, pronto a diventare memoria per i più giovani, quasi come gli anni ’70 lo furono per quelli di Azione Giovani.
Non sarebbe corretto parlare di “pantheon”, però, visto che i protagonisti di quella stagione sono ancora relativamente giovani. Tra quelli che ci sono sempre stati, ovviamente, c’è il “Lungo di Colle Oppio”, Marco Marsilio, nella cui sezione, nel 1994, si presentò una giovanissima Giorgia Meloni per tesserarsi ad Azione Giovani. A moderare c’è Nicola Procaccini, altra figura storica e sul palco si alternano Carlo Fidanza, Francesco Filini detto “Delfino”, Stefano Massari, Federico Mollicone e Pietrangelo Buttafuoco. Mancava, per ragioni politiche, Fabio Rampelli, da tempo in rotta di collisione con i suoi Gabbiani, la vecchia corrente di An che è stata alla base della nascita di FdI.
Biondi: la militanza, il sisma e la scalata politica
Tra i protagonisti del panel, spicca Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, che ha raccontato la sua esperienza nella destra giovanile. Negli anni della sua militanza in Azione Giovani e Azione Universitaria, Biondi studiava a Roma e sarebbe diventato anche rappresentante al CNSU, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Biondi ha ricordato anche il settembre del 2009, quando, per la prima volta, partecipò ad Atreju non più come organizzatore, ma come premiato. Era stato Giorgia Meloni, allora Ministro della Gioventù, a invitarlo, appena cinque mesi dopo il terremoto che devastò L’Aquila.
Biondi ha raccontato di quella telefonata di Meloni poco dopo la scossa del 6 aprile. Ancora sotto shock, non sapeva cosa dire. “Giorgia mi disse: ‘Ho capito, ci penso io.’” Un’ora e mezza dopo, l’allora ministra era già con lui nella piazza di Villa Sant’Angelo, paese di cui Biondi era sindaco dal 2007, eletto con sette voti di scarto sul suo avversario.
Fratelli d’Italia: dalla crisi alla rinascita
Gli anni successivi al sisma hanno visto Biondi, tra i pochi sindaci di centrodestra del cratere, emergere come un punto di riferimento nazionale, pur mantenendo il rispetto degli avversari politici sul territorio.
Nel frattempo, nel 2014, nasce Fratelli d’Italia: un progetto che sembrava destinato al fallimento, con i sondaggi al 2% fino al 2019. La svolta arriva proprio dall’Abruzzo. La vittoria di Marsilio alle regionali del marzo 2019 dimostra che Fratelli d’Italia è un partito in grado di vincere. Da quel momento, FdI inizia a crescere, raggiungendo quasi il 7% alle Europee dello stesso anno. La Meloni trasforma il movimento in una macchina organizzativa, sfruttando i governi di unità nazionale per consolidare il suo ruolo come leader dell’opposizione.
L’Aquila, il punto di svolta
Ma è nel 2017, a L’Aquila, che si innesca la serie di eventi decisivi. La candidatura di Biondi a sindaco era considerata una formalità per un centrosinistra che dominava la città. Una campagna elettorale brillante e gli errori del centrosinistra ribaltano la situazione. Biondi vince inaspettatamente. Diventa il primo sindaco importante di Fratelli d’Italia. Una vittoria che apre, nei tavoli nazionali del centrodestra, la strada alla candidatura di Marsilio due anni dopo.
Il futuro resta tutto da scrivere, per Fratelli d’Italia e per Pierluigi Biondi, sempre più a suo agio nell’arena nazionale, ma ancora impegnato come sindaco della città dove tutto è cominciato. Che lo attendano “altre strabilianti avventure” sembra chiaro ormai a tutti. Ma questa, come si direbbe ad Atreju, “è un’altra storia, che si dovrà raccontare un’altra volta”.
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